In Italia si mangia bene, ma bisogna saperlo vedere, desiderarlo e raccontarlo. Questo ho imparato da piccolissima, quando pulivo le cozze sulla spiaggia con mio padre o mondavo le verdure in cucina, o ancora andavo a funghi con mio zio, che m’insegnava quali raccogliere. Non ho mai smesso di essere curiosa, e nei miei anni all’estero, ho provato la cucina dei luoghi che ho scoperto e rispettato, soprattutto quando i nuovi sapori rivelavano ingredienti nuovi e cultura antica. Ma c’è una cosa che credo sia decisamente legata alla mia italianità: la capacità di riconoscere la qualità, sono convinta che la maggior parte degli italiani abbia questa dote. Certo, meglio se rimarrà curioso e pronto a ricercare la qualità del cibo in ogni sua forma. Da un banco del pesce, al tavolo di una trattoria o in un magnifico ristorante stellato per un’esperienza unica.
Quando ieri mattina ho letto l’articolo di Stefano Bonilli che riportava le amare parole del Sottosegretario ai Beni Culturali pubblicate in un’intervista a Panorama, mi sono sentita ferita. Nel mio piccolissimo cerco di raccontare, su questo blog e altrove, il bello di quest’Italia che ha una cultura enogastronomica che ancora fa invidia al mondo intero, e che il mondo intero vuole visitare, conoscere, assaporare. Un paese così piccolo, ma così grande come dice Massimo Bottura, orgoglio dell’Italia che conosco.
Poi stasera ho letto la risposta di Elisia Menduni e lo Chef Niko Romito e mi sono sentita meglio.
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