San Valentino

Non ho mai amato la festa di San Valentino. La trovo melensa e commerciale. Ma io sono un po’ così: non amo dare i baci in pubblico e tutte le manifestazioni d’affetto senza la necessaria intimità. L’uomo che amo sostiene che è perché ho avuto dei problemi da piccola… e forse ha ragione.

Ho imparato molto tardi a  pronunciare senza pudore le due mitiche paroline (“Ti amo”) abbastanza ad alta voce affinché l’uomo che amo da quasi diciassette anni le sentisse, (sempre se abbastanza attento). Mi ha insegnato lui, che dire quelle due parole ogni tanto, e soprattutto quando in quel preciso momento lo pensi veramente, è importante e gratificante per chi ti ama.

Lo stesso uomo mi ha insegnato che piangere per commozione fa bene, e che no, gli altri non ti considereranno per questo un pezzetto di burro. Gli altri quelli giusti, chiaro.
Però questo San Valentino è un po’ diverso: ho realizzato che dopo tanti anni, per la prima volta, avrei fatto di nuovo un viaggio da sola, senza nessuno della mia attuale famiglia, è mi è sembrato strano. Per cinque minuti, giuro non di più, ho pensato che anche questo era un’evoluzione nel nostro rapporto. Poi ho gioito della mia prossima partenza e sono diventata la classica bambina euforica che aspetta di partire per la gita.
Dall’11 al 14 marzo sarò alle Isole Lofoten grazie a Norge che ha invitato Sandra Salerno, Anna Maria Simonini e moi in questo viaggio in un luogo meraviglioso alla scoperta della pesca del merluzzo e della sua lavorazione. Fotografare, bloggare, pescare, ridere, conoscere saranno le nostre attività. Chiaro che non vediamo l’ora, e che stiamo cercando l’adeguato abbigliamento per partire, da brave meridionali del mondo. Nel frattempo vi delizio con una ricetta che mi hanno girato le ragazze di Norge. Io inizio a tirare fuori dal congelatore la zucca dell’orto del nonno. Poi una promessa: conoscere i prodotti che mangiamo e imparare, o reimparare a cucinarli. (vedi il mio sospetto verso strani pesci con sospettosi nomi di fiumi cinesi)

Crema di zucca e patate con Stoccafisso di Norvegia
Tempo di prep: 30 minuti
Per 4 persone
Molto facile

Ingredienti
800 gr di Stoccafisso Norvegese
500 gr di zucca (o 6 carote)
1 cipolla
200 gr di patate
400 gr di acqua
100 gr di latte
30 gr di olio
sale, pepe

Preparazione
Pelate le patate e la zucca e tagliatele a pezzetti. Inserite all’interno di una pentola le verdure, ½ cipolla,
l’acqua, il sale e il latte. Fate cuocere a fuoco medio per 20 minuti. Quando gli ingredienti saranno teneri, frullateli con un mixer ad immersione. Pulite poi lo stoccafisso, ricavandone tanti bocconcini e rosolateli in una padella antiaderente con olio evo e cipolla.
Versate la crema nelle coppette, aggiungendo in superficie lo stoccafisso, condite con pepe macinato al momento, olio evo e servite.

Consiglio utile
Potete sostituire la zucca, se non è di stagione, con le carote. Il procedimento è il medesimo e il sapore sarà altrettanto delicato dal retrogusto dolce.

 

Il riso mi fa stare bene

Mio papà faceva sempre il riso con i piselli, mi ha insegnato lui quando ero piccola e non arrivavo ancora a vedere dentro la pentola a bordi alti senza la sedia sotto i piedi.
Erano i sempre, e soliti anni ’70 e il burro era “Il Male”, mentre i piselli erano sempre e solo surgelati. Una bella pentola, una cipolla bionda tagliata sottile, lasciata appassire nell’olio e poco burro. Poi tostare il riso: mi dicevano che doveva diventare un po’ trasparente, poi un bicchiere di vino da far sfumare, poi il brodo di pollo o di verdura (ma anche il dado era ormai entrato nella nostra vita, ahinoi). Mio padre votava per il partito che sosteneva che il riso si dovesse girare continuamente man mano che si aggiungeva il brodo. Per mantecare, diventava finalmente generoso con il burro. Il parmigiano grattugiato, un po’ in pentola e poi nella formaggera. All’estero ho amato molto i risi lunghi, leggeri e separati uno dall’altro con a fianco gli umidi intensi.
Poi ho incontrato un milanese, l’uomo che amo.
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L’oroscopo del 2012 in poche parole

L’altro giorno ho trovato un articolo che mi piaceva, filosofia e astrologia ai nostri tempi. L’ho trovato perfetto per il mio nuovo Tumblr
Poi ho deciso che avrei scritto l’oroscopo.

 

 

 

Ariete
Non pensate, fate. I rischi sono alti è vero, ma a voi piace così. Decollate in primavera.
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Il mio primo panettone di Natale

Da bambina amavo il pandoro. Soprattutto perché mi permettevano di spargere la nuvola di zucchero a velo. Svuotavo la busta nel sacchetto e poi shakeravo come una matta. Anno dopo anno mi sono stancata. Il gusto era sempre troppo artificiale e vuoto. Ho scoperto il panettone, con le uvette e i canditi, e il panettone genovese, bassissimo e con le noci. Poi nei miei anni all’estero, mi sono persa le tradizioni natalizie…

Ma tornata a Milano,  ho ritrovato gusti e profumi diversi dei panettoni artigianali. Ho colazionato per interi dicembre con il panettone, e la notte, quando le bimbe mi svegliavano per simpatica insonnia neonatesca, riconciliavo il mio sonno con latte e panettone.

Mi piace sentire il sapore dell’uovo e i profumi degli aromi veri di vaniglia, canditi e a volte d’arancia.
Da qualche anno faccio il pane, anche quello dolce a treccia con le uvette, che dalle mie parti nelle Langhe, si chiama Tirà, e anche quei deliziosi pagnottini con le gocce di cioccolato, che a casa mia evaporano in 15 minuti. Ma non ho mai affrontato l’argomento panettone.

Quest’anno mi sono fatta coraggio. Continua a leggere

Pane e acqua

Il pane ha un valore profondo, legato alla vita. La vita fermenta, la vita è lievito. Si trasforma, cresce e sfama. A pane e acqua ci si potrebbe sopravvivere, avrebbero detto i nostri nonni e tanti altri che nei nostri giorni vivono al di fuori della nostra società.

Nonostante i problemi nazionali di questo momento, bisogna saper guardare oltre il proprio naso, come twitta Azael :”Però penso a quelli in somalia che sentono di questa cosa della crisi in Europa e pensano ca..o pensa che casino se arriva la crisi pure qua”

Vi racconto questo perché Continua a leggere