injera pane africano
Il lavoro di Expo worldrecipes, mi ha insegnato ha guardare le cose da un altro punto di vista, e non sempre il risultato è stato entusiastico.
Mi sono chiesta come mai vogliono piantare in pianura padana la quinoa che adesso è tanto in voga in Italia, ma che viene coltivata a tremila metri in Perù (non solo, certo, diciamo nelle zone andine, ma che proprio non stanno a 100 mt sul mare). Ovvero, sono d’accordo con la maggiore consapevolezza e un uso moderato, ma non bisogna dimenticare, che arriva da lontano e che l’impatto sale.
Mi sono chiesta perché, sempre in pianura padana ci stiano provando anche con il sorgo, che invece è originario delle zone aride africane.
Mi hanno risposto che è per la caratteristica del senza glutine…
Perché non vanno bene il grano saraceno, il miglio, il riso e il mais che sono sempre stati molto bene in zona?! Mah… continuerò a discuterne e ad approfondire con chi ne sa più di me.
Ovvio che nel ristorante etiope sotto casa mia, non facciano più il loro pane tradizionale con la farina di teff, anzi a dire la verità, indagando in rete, ho visto che la usano poco anche nel loro paese ormai. Usano il frumento, in alcuni casi semintegrale, ma vivendo qui mi sembra una scelta ragionevole di persone ragionevoli, in questa pazza società.
La ricetta potrebbe assomigliare ad una piadina, ma non lo è per una questione di fermentazione: due giorni lievitazione di un impasto molto liquido a temperatura ambiente. Anche su questo ho qualche dubbio a proposito della storia della ricetta considerando la temperature africane e magari l’assenza di frigoriferi…
ma come dicevo, continuerò a chiedere, in fondo questi sei mesi di Expo dovrebbero stimolare anche queste conversazioni… Quindi andrò a chiedere nei padiglioni dell’Eritrea e dell’Etiopia.
Io la propongo così:
Ingredienti:
Farina di teff 300 gr, 250 ml di acqua tiepida e 150 di acqua bollente, 5 gr di lievito di birra (se lievito madre 50 gr)
Preparazione:
In una ciotola capiente sciogliete il lievito nei 250 ml di acqua tiepida, unite la farina setacciandola e amalgamandola bene con una frusta.
Copritela con una pellicola e lasciatela lievitare due giorni, poi aggiungete l’acqua bollente e se lo desiderate un pizzico di bicarbonato. La consistenza dovrà essere una bella pastella liscia, tipo quella delle crepes.
Coprite di nuovo e lasciate riposare un’altra ora.
Per cuocerle usate una padella grande e antiaderente, un mestolo alla volta e quando vedete comparire delle bollicine in superficie, coprite con un coperchio per ultimare la cottura (uno/due minuti). È perfetta da accompagnare allo zighinì classico o anche con altri umidi.
Se ci pensate è facile e veloce da fare basta organizzarsi per tempo.