Io me li ricordo i viaggi in autostrada negli anni ’70, in partenza per le vacanze di luglio. Partivamo alle tre del mattino, in cinque e in una 127 rossa con i sedili abbassati per far stare tutte le valigie di un mese di mare, sotto noi bambini. Questo significava essere ben posizionati per guardare fuori e fare ciao ciao agli camionisti instancabili che rispondevano puntualmente al nostro saluto e agli ennemila bambini italiani e tedeschi, anch’essi provati dalla calura e annoiati dall’interminabile viaggio. Che poi, a ripensarci oggi, le destinazioni erano le vicinissime Toscana e riviera romagnola.
Ci si fermava poco e io guardavo con desiderio gli autogrill affollati, che mi apparivano come oasi fantastiche.
È passato tanto tempo, i viaggi sono cambiati, ma l’Italia resta il paese più bello del mondo, e non mi stancherò mai di dire che ci sono ancora luoghi bellissimi da scoprire e da valorizzare turisticamente parlando. Migliaia di prodotti che si portano dietro storie meravigliose e spesso secolari.
Ecco perché oggi sono contenta. Sono contenta perché nelle autostrade da oggi, ci sarà un pezzo di quell’Italia, esattamente in quelle oasi fantastiche di me bambina, di decenni fa.
Era poi quello che mi auguravo quando aveva aperto Bistrot a Milano in Stazione Centrale, il primo luogo che esprimeva un concetto a me caro, prodotti buoni, del territorio e la capacità di mostrare al viaggiatore cosa vuol dire mangiare in Italia, direttamente al suo arrivo.
Adesso quel concetto è anche in autostrada, all’Autogrill di Fiorenzuola d’Arda ancora con la collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (UNISG) di Pollenzo che riflette l’evoluzione della cultura dell’alimentazione, ed è sempre attenta alla valorizzazione delle eccellenze italiane locali e al recupero di pratiche di lavorazione artigianale.
Chi si fermerà per una sosta potrà vedere da vicino fare il pane e la pasta con ottime materie prime, conoscerà da vicino i prodotti locali potendo anche degustarli lì direttamente.
Si parla tanto di turismo esperienziale, portando il viaggiatore lì dove si produce, creando delle attività adeguate che lo facciano vivere immerso al meglio nel luogo. Vorrebbe dire convincerlo spesso a uscire dai soliti percorsi e magari portarlo nella provincia più sperduta. Quando riusciremo, saremo, a mio parere sulla buona strada.
Ecco, io mi auguro che chi percorre le nostre autostrade, si lasci incuriosire da questi prodotti, almeno abbastanza da fargli desiderare di allungare la sua vacanza e il suo itinerario cambiare per andare a cercare proprio quei prodotti e quei produttori, che ancora hanno tantissimo da raccontare.
Preparare un tortellino, cuocere un pane, scoprire la storia dell’aceto balsamico e altre mille esperienze, credo sia esattamente quello che, in fondo, desidera chi viaggia.