Vuoi adottare un campo di pomodori?
Mi ha detto proprio così Valentina per Mutti.
Vero che viviamo nell’epoca dell’adotta qualsiasi cosa, ma ammetto che questa modalità mi piace molto e che già anni fa avevo indagato e pubblicato tutto quello che avevo trovato di adottabile su donnamoderna.com .
Adottare vuol dire conoscere, vuol dire prendersi una responsabilità e diventare un consumatore più consapevole.
Se diventiamo consapevoli, vuol dire che ci costringiamo ad affrontare temi importanti come la salute e l’ambiente, e questi, si sa, sono profondamente legati tra loro.
Per tutta l’estate mi sono arrivate le notizie di come andava il mio campo di pomodori, di come cresceva, se pioveva, e se il sole e il caldo erano troppo o pochi. Poi la raccolta, la selezione e tanto altro ancora.
Mutti ha creato una rete di coltivatori e con loro ha stabilito una relazione vera, fatta per la buona parte di ricerca di qualità. Ho guardato le interviste ai produttori, ho letto bene il sito, e scoperto il concorso del pomodorino d’oro…
Questa storia, ha risollevato un argomento che mi stava a cuore: il pomodoro italiano. Ho cercato di capire le contraddizioni di questa nostra società di consumatori ancora troppo poco consapevoli.
Perché si è disposti a pagare 7 euro al chilo i pomodori freschi a dicembre ma non si è disposti a spendere 20 centesimi in più, per un pomodoro conservato di qualità?
Perché in Puglia, una delle terre dove il pomodoro è sempre stato il protagonista, si producono i pomodori con le colture idroponiche? E non è che io non sia totalmente d’accordo, per quei luoghi che non hanno né terra né sole, o spazio, ma nel caso della Puglia, sento che qualcosa stride…
Perché abbiamo selezionato i semi dei pomodori con la pelle più resistente per non farla attaccare dai parassiti, o ancor meglio per resistere sui banchi frigo dei supermercati per due settimane e non abbiamo più pensato al sapore ed al valore nutritivo?
Non posso rispondere a tutto, ma posso continuare ad informarmi, (questa è la bellezza del web), e certo le mie scelte da consumatore cambieranno man mano che aumenta la mia consapevolezza e la mia educazione alimentare (non basta mai).
Quindi mangio prodotti di stagione, e quando non resisto, preferisco usare un prodotto surgelato o conservato, ma di qualità. Magari di un’azienda come Mutti, che mi racconta, di sé, a cui interessa il mio parere, e che m’invita a sperimentare nuovi percorsi e nuove ricette.
La passata Mutti la consumo ormai da anni, ma i datterini e il triplo concentrato di pomodoro sono stati una bella scoperta degli ultimi tempi, anche di mio marito Marco che tornando a casa dal supermercato, ha esclamato incuriosito: “Non esiste solo il doppio concentrato!”
Qualche giorno fa ho cucinato l’ultima pasta con il pomodoro fresco. Per la prossima saprò aspettare aprile.
Mi aspettano tante altre ricette…