Calosso d’Asti è il mio paese. Il paese dove torno, il paese dove ritrovo angoli colorati e vigne che crescono con me. Non ci sono nati i miei genitori e neanche i miei nonni. Ma è il mio paese: l’ho scelto, e in fondo credo, che anche lui abbia scelto me. Cesare Pavese sosteneva che ognuno di noi ha bisogno di un paese in cui tornare per ritrovare sè stesso, ritrovare le persone che ti conoscono e che ti aiutano a riconoscerti.
Come ci sono capitata? Facile: la mia mamma trent’anni fa, si è risposata con Bruno, e con lui è andata a vivere alla Castagna, una piccola frazione di Calosso. Bruno ama questa terra e come pochi, non è scappato in città negli anni buoni, ma ha vissuto qualche decennio nella frazione di San Bovo, poi però non ha resistito a tornare nella stessa casa della sua infanzia, quando si è presentata la possibilità. Parliamo di qualche migliaio di metri di distanza, ma in un paese, pochi metri sono importanti, perché il legame con la terra è forte e non si dimentica.
Calosso è diventato il luogo, dove Bruno e mia mamma hanno accolto qualche mese della mia scapestrata adolescenza dove, dopo aver vendemmiato, mi toglievo gli stivali sporchi di terra umida e argillosa e scappavo in discoteca. Calosso è diventato il paese di mio marito, che un paese non lo ha mai avuto, perché troppo milanese nell’anima. È il paese delle mie figlie, dei loro mesi estivi, colmi di passeggiate in mezzo ai filari e di guardie nel pollaio per difendere le uova dalle gazze. È il paese di molti amici che si sono fatti adottare, dai suoi silenzi e dalle sue bontà.
Il Rapulè è un appuntamento autunnale, arrivato con successo alla sua 11° edizione, organizzato dall’Associazione Amici di Calosso a cui io non resisto. Un percorso enogastronomico che prende il nome dal Rapulin ‘d San Martin, ovvero il grappolino d’uva che durante la vendemmia è troppo acerbo, e che si raccoglie in questo periodo. Calosso apre tutte le sue porte: il suo castello, le sue case e le sue strade. Strade sempre troppo deserte durante l’anno, che si animano di calore, di profumi e di persone che scoprono le migliori tradizioni culinarie di questa terra, che ancora ha il gusto del Medioevo. E si scoprono i crutin di ogni casa, le cantine scavate nel tufo. Non perdetevi la più grande, La Crota ‘d Calos, dove l’accoglienza di Sebastiano e i piatti di Patrizia, vi avvicineranno alla tradizione più rigorosa e rassicurante. Quando, rallegrati e satolli uscirete dalla Crota, sedetevi al belvedere e godetevi le Langhe
Si accendono i fuochi, si cammina con il calice in mano e si degustano i vini dei produttori locali, a cui si stringono le mani. Se poi, siete meno timidi di loro, potrete farvi raccontare i loro racconti di vigna e di cantina…
A questo proposito, parliamo di ricette che amo.
Ingredienti
- 200 gr di nocciole Piemonte
- 150 gr di cioccolato fondente
- 175 gr di zucchero semolato
- 5 uova
- 100 gr di fecola di patate
- 75 gr di burro
Istruzioni
Lavora in una ciotola capiente il burro morbido insieme allo zucchero ed ai tuorli, con una frusta elettrica o non, fino ad ottenere una miscela omogenea e cremosa. Trita le nocciole e grattugia il cioccolato, tenendoli separati. Incorpora un po’ alla volta, la fecola di patate, le nocciole tritate ed il cioccolato. Quando il composto è ben amalgamato unire gli albumi montati a neve. Versare in una tortiera cm 24 ed a bordo alto, imburrata e infarinata. Cuocere a 160° per 30/40 minuti. Controlla la cottura con uno stecchino di legno, se uscirà pulito e asciutto, la torta è pronta, servila spolverata di zucchero a velo.
http://www.paolasucato.it/2011/10/14/arriva-la-fiera-del-rapule/