Ho scattato questa foto tanto tempo fa, a nord di Agadir, in Marocco.
Ero su un vecchio pulman, e quella parete di una casa con il suo cartello mi colpì. Non si capiva a chi fosse rivolto, visto che non c’era né una scuola, né una strada in quella direzione.
Avevo poco più di vent’anni e quel cartello destò la mia curiosità. Negli anni successivi la mia vita cambiò velocemente, e ogni volta che mi ritrovavo a osservare quella foto, vivevo delle emozioni diverse. Stasera mi è ricapitata davanti agli occhi dopo un concerto di Natale della mia seconda figlia, dove mi sono commossa.
Lo so, direte voi: Core de mamma…
Ma non è così: non è stato vedere mia figlia cantare con tutti i suoi compagni, che mi ha commosso. Mi ha emozionato tutto: un’intera scuola coinvolta in un concerto, dove ognuno aveva una sua parte, con tutte le sue capacità. Ho detto capacità, non limiti.
Ho visto una bellissima diversità, più bella della normalità. L’ho sentita nelle voci, scoperta nei sorrisi, osservata nelle manine che si cercavano per portare sicurezza al compagno, vista negli ex allievi che cantavano a sguarciagola il rock dei vecchietti e nelle note della chitarra di un professore che fa gli auguri, quelli veri, a tutte le famiglie presenti.
Ho pianto tanto, grazie.