Il mio primo panettone di Natale

Da bambina amavo il pandoro. Soprattutto perché mi permettevano di spargere la nuvola di zucchero a velo. Svuotavo la busta nel sacchetto e poi shakeravo come una matta. Anno dopo anno mi sono stancata. Il gusto era sempre troppo artificiale e vuoto. Ho scoperto il panettone, con le uvette e i canditi, e il panettone genovese, bassissimo e con le noci. Poi nei miei anni all’estero, mi sono persa le tradizioni natalizie…

Ma tornata a Milano,  ho ritrovato gusti e profumi diversi dei panettoni artigianali. Ho colazionato per interi dicembre con il panettone, e la notte, quando le bimbe mi svegliavano per simpatica insonnia neonatesca, riconciliavo il mio sonno con latte e panettone.

Mi piace sentire il sapore dell’uovo e i profumi degli aromi veri di vaniglia, canditi e a volte d’arancia.
Da qualche anno faccio il pane, anche quello dolce a treccia con le uvette, che dalle mie parti nelle Langhe, si chiama Tirà, e anche quei deliziosi pagnottini con le gocce di cioccolato, che a casa mia evaporano in 15 minuti. Ma non ho mai affrontato l’argomento panettone.

Quest’anno mi sono fatta coraggio. Continua a leggere

Pane e acqua

Il pane ha un valore profondo, legato alla vita. La vita fermenta, la vita è lievito. Si trasforma, cresce e sfama. A pane e acqua ci si potrebbe sopravvivere, avrebbero detto i nostri nonni e tanti altri che nei nostri giorni vivono al di fuori della nostra società.

Nonostante i problemi nazionali di questo momento, bisogna saper guardare oltre il proprio naso, come twitta Azael :”Però penso a quelli in somalia che sentono di questa cosa della crisi in Europa e pensano ca..o pensa che casino se arriva la crisi pure qua”

Vi racconto questo perché Continua a leggere

Pagnottini Ferrarini

Diciamo la verità: quando mi sono arrivate le confezioni di prosciutto Ferrarini a casa per preparare le ricette di Natale, la famiglia non mi ha dato neanche il tempo di dire che cosa ci dovevo fare. Mi sono distratta un attimo a pensare alle possibili preparazioni e ops! Evaporato il prosciutto Ferrarini. E poi: maddai mamma, ti serviva? Scusaaa! Ha esclamato la quindicenne perennemente affamata, e Blanca: io non ho colpa, papà mi ha fatto un toast perché ero triste.

Si sa che, a casa nostra, il rapporto con il cibo è molto stretto, la golosità regna sovrana, e l’attenzione alla qualità degli ingredienti è estrema. La quindicenne è capace di risparmiare per comprare del burro al tartufo che poi conserva gelosamente, la decenne vivrebbe di pasta fresca, buoni salumi e mele, Marco ama gli spuntini e le mie ricette, ed io cucino tutte le volte che posso per noi e per gli amici.

In un primo momento avevo immaginato di preparare una ricetta della mia infanzia: gli involtini di prosciutto in gelatina. Un classico del Natale negli anni ’70. Poi mi sono detta che in fondo non avevo voglia di vintage e che la mia cucina vive di cottura al forno.

Quindi sono andata a comprare il Ferrarini

Pagnottini Ferrarini

Tempo cottura: 15 minutes

Tempo totale: 2 hours, 30 minutes

Pagnottini Ferrarini

Ingredienti

  • 500 gr di farina manitoba
  • 200 gr di acqua
  • 100 gr di latte
  • 1 cubetto di lievito 25 gr
  • 1 cucchiaino di sale fine
  • 1 vassoio di prosciutto cotto Alta Qualità Ferrarini
  • 100 gr di emmenthal
  • semi di sesamo
  • 1 uovo

Istruzioni

Preparate l'impasto del pane: in una ciotola capiente versate la farina, formate la fontana e aggiungete il lievito, il latte e l'acqua a temperatura ambiente. Sciogliete con le mani il cubetto di lievito e poi pian piano cominciate a mescolare con un cucchiaio, per far assorbire tutta la farina. A questo punto aggiungete il sale e poi cominciate ad impastare trasferendo l'impasto sul piano di lavoro, fino ad ottenere una bella palla liscia. Rimettetela nella ciotola a lievitare per 45 minuti, coprendola con un telo umido.

Spolverate il piano di lavoro con una manciata di farina, tagliate tanti pezzi d'impasto di pane, quante sono le fette di prosciutto. Tritate grossolanamente l'emmenthal, stendete con il mattarello i pezzi d'impasto, distribuite una manciata del formaggio e adagiate una fetta di prosciutto. Arrotolate, e girate a chiocciola.

Sbattete l'uovo, appoggiate su una teglia (spalmata d'olio o con carta da forno) e spennellate i pagnottini che avranno l'aspetto di una chiocciola. Alla fine spolverate abbondantemente con i semi di sesamo. Lasciate lievitare per altri 30 minuti, infornate a 250 gradi per 15 minuti. Sfornate e raffreddate su una gratella.

Buon appetito!

http://www.paolasucato.it/2011/12/04/pagnottini-ferrarini/

 

Blanca cucina il pollo al Saccoccio Buitoni

Domenica sera. Ho promesso a Blanca che le avrei fatto cucinare il Saccoccio Buitoni. Voglio far ridere Sandra Salerno di UnToccodiZenzero e dimostrarle che anche Blanca può cucinare il Saccoccio Buitoni.
Blanca comincia a leggere le istruzioni attentamente. Abbiamo deciso che per non usare le solite patate (che cucinerò io a parte, i patti sono patti), useremo degli ingredienti dolci e acidi: mele renette, carote e succo d’arancia.

 

Io le taglio le mele a fette e le faccio irrorare a lei con il succo d’arancia (ma con il senno di poi, le mele avrei dovuto lasciarle a metà, perché si disfano) e le carote a tronchetti.
Poi si passa al divertimento: s’infila tutto dentro, compreso le spezie del saccoccio, si chiude con il laccetto e si shakera…
Bisogna distribuire bene i sapori dentro il Saccoccio.

Saccoccio Buitoni 3A questo punto il forno è caldo, Blanca stende bene il Saccoccio nella teglia e poi inforna a 180° per 60 minuti.
Quando lo tiriamo fuori dal forno il profumo è intenso. Tagliamo, leviamo il sacchetto e distribuiamo bene nella teglia che farà anche da piatto di portata.
Rebecca e Marco ci guardano sospettosi, non si fidano delle mele. Ma mangiando si ricredono ed il pollo finisce molto in fretta.

 

 

Io avevo già preparato il Saccoccio Buitoni qualche mese fa. Se cercate altre ricette provate nel Gruppo di ricette al forno.

Papà, giochiamo, che io sono la mamma che va al lavoro?

Oggi parteciperò alle Italian Sessions, gli incontri dedicati al futuro del nostro Paese, in occasione dei festeggiamenti dei 150 anni, organizzati da Telecom Italia in collaborazione con la Scuola Holden di Torino. Oggi il tema sarà “Italia: Femminile, Plurale”.
Chi mi conosce sa che dico spesso la mia ai momcamp. Porto la mia esperienza e le mie personali, ma spesso condivise, osservazioni sul nostro ruolo nella società odierna.

Oggi partirò da lontano, mi serve fare il punto.
Mia nonna paterna, una donna istriana, forte ma lunatica, nel 1942 lasciò il marito e portò mio padre in collegio. Poi s’imbarcò come infermiera nelle navi da guerra. La mia mamma, nel lontano 1973 abbandonò il tetto coniugale. Lo so che è una definizione che non siamo più abituate a sentire, per fortuna, ma in quegli anni era ancora molto in voga. Era già scappata da un’altra famiglia, sposandosi, in cerca di una sua autonomia. Se la cavò da sola, ma non avrebbe potuto badare a sé stessa ed a noi figli, in una società che non tutelava ancora certi diritti.
Sono cresciuta da sola, ma con un’idea chiara: le donne lavoravano. A loro modo, le donne di casa, me lo hanno insegnato.

Il pensiero comune vuole che soltanto le donne che sono madri e mogli siano sensibili alle tematiche femminili di un certo tipo. Io non la penso così, e vi cito la mia amica Mafe, né madre né moglie, che pochi giorni fa, ha linkato un articolo molto interessante sulla situazione giuridica delle coppie che si separano. La conclusione amara dopo tante analisi del legale che scrive, è che questo sistema avvantaggi soltanto i padri assenti e le madri prepotenti.

Come dire che abbiamo fatto veramente poca strada.
Me ne sono accorta anche oggi leggendo sul Corriere della Sera il profilo dei ministri di questo governo tecnico. Tre donne preparate in tre posti importanti. Mi spiegate perché chi scrive ci tiene a dire che ad Anna Maria Cancellieri (Interni) piaccia la buona cucina, che abbia quanti nipoti e figli, e che di Paola Severino (Giustizia) che ama i viaggi e il teatro?
Sugli uomini, nessuna notizia di questo tipo, neanche l’assetto familiare vissuto. Tranne per Piero Gnudi (Turismo e Sport) di cui si racconta di una delle sue figlie che ha avuto un figlio da un noto comico. (il gossip tira, si sa)

Conosco un papà separato (nato sotto il segno della Vergine) che ha orgogliosamente calcolato la percentuale del suo tempo con le figlie rispetto a quella della madre: 48% contro 52%

Appunto il tempo: Se due genitori lavorano a tempo pieno, nessuno di loro due potrà stare con i figli nel pomeriggio. Inutile raccontarsela.

Come al solito, il part-time lo chiederà la madre perché è la persona che guadagna meno. Poi la madre rimarrà indietro professionalmente, si occuperà dell’educazione dei figli e della casa e manderà a ramengo tutto il resto… Da regolamento no?

Sono stanca di sentir dire che bisogna crescere i propri figli e stare con loro, se poi oggettivamente questo tempo, per chi lavora, è sempre più risicato.

Le donne guadagnano meno: è vero. Ma è anche vero che le donne continuano a cercare il “maschio alfa” e l’uomo la donna che lo fa sentire tale. Altrimenti la situazione sociale sarebbe diversa.

Ma le donne oggi sono diverse, almeno un po’. L’altra sera avevo a cena Claudia e Neva, due amiche non ancora trentenni.

Sono diverse per fortuna. Sono vegane, ecologicamente attente, vivono delle relazioni sentimentali senza aspettare il principe azzurro, viaggiano. Lavorano, mantenendo il giusto equilibrio tra ambizione, spirito d’autonomia, ideali e passioni.

Confido in loro, sono pronta a offrire il mio appoggio, le mie critiche e i miei consigli.
Loro sono diverse, come noi lo siamo dalle nostre madri. Amen.

Infatti ho preparato loro “Quattro stracci in padella4 stracci in padella così chiamati da Claudia.

Pasta artigianale Fabbri con le verdure di stagione. Poi aggiungerò la ricetta…

Adesso scappo alle Sessions